La dieta dello sportivo intollerante al lattosio

DOTTORESSA CRISTIANA LO NIGRO

Una corretta alimentazione influisce in modo significativo sullo stato psico-fisico dell’individuo e sulla performance nella pratica sportiva.  

Se ci si accorge, però, che nonostante si segua una dieta corretta e calibrata il rendimento è al di sotto delle aspettative e si fatica a recuperare l’energia, è opportuno chiedersi se la causa non sia da ricercare in una possibile intolleranza alimentare. Eventuali alimenti mal tollerati dall’organismo a lungo andare, possono creare, infatti, stati infiammatori generalizzati e disturbi di vario genere, come disturbi gastrici, diarrea, stipsi, asma, problemi vascolari, vomito, cefalea, astenia e attacchi di panico.

Una delle intolleranze difficile da individuare è quella al lattosio, diffusa più di quanto si pensi, in quanto le sue manifestazioni non sono immediate e vengono attribuite spesso a problemi di natura gastrointestinale.

L’intolleranza al lattosio è l’incapacità di digerire lo zucchero del latte, dovuta ad una carenza dell’enzima deputato alla sua idrolisi, la lattasi, che scompone il lattosio nei due composti più semplici, glucosio e galattosio.

I sintomi più comuni legati all’intolleranza al lattosio sono meteorismo, gonfiore, dolori addominali, diarrea, nausea, insonnia, ma soprattutto stanchezza, difficoltà a concentrarsi e nervosismo, sicuri nemici di chi cerca di migliorare le proprie performance sportive.
I sintomi compaiono tra i 30 minuti e le 2 ore successive al pasto.

Esistono vari metodi per scoprire l’intolleranza al lattosio, tra cui il test genetico, un test non invasivo e di semplice esecuzione che prevede l’analisi del DNA prelevato tramite tampone buccale e che si può richiedere in qualsiasi studio medico specializzato in nutrizione.

Il concetto di medicina «personalizzata» va esteso anche all’area della nutrizione dedicata agli sportivi, con lo scopo di migliorare la performance attraverso l’adozione di un corretto stile alimentare. La variabilità genetica individuale determina, infatti, il modo in cui i nutrienti vengono metabolizzati, accumulati e infine escreti, per cui partendo dalle differenze genetiche individuali, è possibile individuare una «nutrizione personalizzata». che prenda in considerazione la tipologia di sport praticato, la frequenza degli allenamenti e le intolleranze.

Chi pratica sport sia a livello amatoriale sia, a maggior ragione, agonistico sa quanto il latte sia un alimento prezioso che permette un rapido recupero delle riserve energetiche, perché svolge una funzione reidratante e contiene nutrienti che hanno un ruolo fondamentale nel metabolismo muscolare e nella sintesi delle proteine.

È possibile, tuttavia, continuare ad assumere latte e latticini ed evitare la comparsa dei disturbi che possono interferire con la resa sportiva. Come? Sia assumendo integratori di lattasi che contengono l’enzima mancante che, assunti poco prima dell’alimento contenente lattosio, permettono di digerirlo, sia ricorrendo al latte privo di lattosio, sia sostituendo il latte vaccino con bevande a base di soia ma anche di riso, mandorle, avena, cocco, anche se dal punto di vista nutrizionale non sono esattamente equivalenti.

                                                                                           Cristiana Lo Nigro